CAPRACOTTA
Le origini.
Capracotta è certamente un nome originale ed un po’ buffo che provoca, per dirla con le parole di Luigi Campanelli, appassionato cultore di storia e cronaca paesana, “sollazzevoli motteggi al nostro arrivo fra nuovi condiscepoli del Ginnasio o del Liceo”.
Come capita spesso, gli argomenti e gli studi etimologici sono davvero molti: la leggenda narra che alcuni zingari, avendo deciso di fondare una cittadina, bruciarono una capra per compiere un rito in uso presso di loro.
L’animale, riuscito a fuggire dal rogo, si rifugiò sui monti ove, stremata di forze, esalò l’ultimo respiro. Fu così che gli zingari costruirono il paese dove essa si era fermata.
Lo stemma civico, raffigurante proprio una capra che fugge da una pira, fa pensare anche alla prova del fuoco in uso presso i longobardi che avrebbero quindi fondato la cittadina.
Era, infatti, un’usanza, per di più carnevalesca, dei longobardi sacrificare capre, o meglio, detto in termini più poveri, ammazzarle, arrostirle e divorarle, lasciandone la cornuta testa per consacrarla al demonio fra balli e baldoria.
In un altro studio si dice che il nome derivi dal latino “castra cocta“, ossia un accampamento militare protetto da un “agger coctus“, un muro di cinta fatto di mattoni.
Non è da escludere, infatti, che un distaccamento romano fosse di stanza in queste alture, per utilizzare le possibilità strategiche di una località che domina la valle del Sangro.
Ugo Mosca, in uno studio sui toponimi molisani depositato nella Biblioteca Provinciale di Campobasso, sostiene che i toponimi hanno conservato, in generale, gli etimi indoeuropei; pertanto, Capracotta deriverebbe dagli indoeuropei “cap“, luogo elevato e “kott“, luogo roccioso, due caratteristiche evidenti che effettivamente contraddistinguono il paesaggio capracottese.

CAPRACOTTA

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