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CAPRACOTTA
Da vedere.

Chiesa parrocchiale di
Santa Maria in Cielo Assunta

Si trova sulla parte più alta del paese, nel rione Terra Vecchia, e fu sede della collegiata. Non si sa come fosse la chiesa preesistente quella attuale, fatto che è frutto di un rifacimento totale del 1725.

L’antichità della chiesa è testimoniata da un bassorilievo del campanile, che reca il simbolo dell’Albero della Vita, d’epoca rinascimentale, i muri adiacente, con il portale della cappella della Visitazione, mostrano delle buche per le campane.

Il campanile in pietra, a pianta quadrata, ha l’attuale aspetto frutto del restauro del 1898. Alla chiesa arcaica è anche riconducibile il fonte battesimale in legno di noce, con decorazioni in oro, restaurato nel 1980, e un fonte in pietra. Nel XVIII secolo lo stemma civico fu spostato sull’altare maggiore dal Municipio, e la chiesa divenne simbolo dell’intera comunità capracottese.

La vecchia chiesa era citata sin dal 1673, divisa in tre navate, come quella attuale, col capo altare e altri laterali, mentre all’esterno sorgeva il campanile a torre, ancora oggi esistente, a testimonianza del cambiamento di orientamento dell’asse della nuova chiesa, per delle disomogeneità evidenti nell’allineamento dei due edifici.

La peste del 1656 decimò la popolazione, mentre l’anno successivo un’invasione di briganti danneggiò la chiesa, sicché i progetti per un restauro della chiesa furono suggeriti dal lombardo Carlo Piazzola, attivo nell’Abruzzo.

La chiesa fu trasformata completamente, con interno a tre navate, la cui lunghezza doveva raggiungere 35 metri, e larghezza 18 al transetto, la cupola fu posta a 15 metri, all’altezza del transetto centrale.

La facciata in pietra sarebbe stata fiancheggiata da due state, alta 9 metri, larga 20, e orientata a sud-est, il dislivello tra le mura ed ovest e contrafforti ad est erano di 20 metri. L’architettura interna, con l’abbellimento a stucchi e pennacchi, fu parzialmente completata tra il 1749 e il ’57, le stuccature sono in oro zecchino, grazie al lavoro degli artigiani di Pescocostanzo (AQ), anche se la maggior parte dell’opera nei secoli seguenti fu sostituita da porporina, le pareti furono dipinte in azzurro, affrescate con una schiera di 40 angeli che reggono medaglioni dedicati a vari santi, dipinti solo nella prima metà del XX secolo, e non tutti.

Gli altari sono dedicati all’Assunta (capo altare) e a San Sebastiano, con delle preziosi reliquie ossee. Le statue sono quelle dell’Assunta, dell’Addolorata col Cristo morto, di San Sebastiano, del Sacro Cuore di Gesù, di San Giovanni Bosco, di pregevole fattura il gruppo della Visitazione e quella dell’Immacolata Concezione.

All’ingresso della chiesa ci sono vari dipinti, sotto l’organo presso il capo altare, c’è quella dell’Ultima Cena del Solimena, sopra il battistero c’è la tela di Sant’Anna con Maria bambina; nella sacrestia si trova un dipinto a forma ellittica con la raffigurazione della Natività di Gesù, nella parte sottostante le scale c’è la pittura dello Spirito Santo a motivi floreali.

La chiesa di Santa Maria Assunta fu consacrata il 14 settembre 1755, sotto la >diocesi di Trivento (CB), l’altare maggiore completato l’anno precedente dal napoletano Biagio Salvati, interamente in marmo intarsiato con il tabernacolo sul quale poggiano due angeli e il paliotto dell’Assunta. L’organo in legno si trova nell’altare maggiore, rappresenta il punto cardine della prospettiva architettonica della chiesa, realizzato tra il 1750 e il 1779, dotato di 700 canne.

Di interesse anche l’attigua cappella della Visitazione, con soffitto a lacunari a motivi floreali, alcuni dipinti derivanti da opere classiche, come l’Assunta di Tiziano Vecellio. L’impianto è del progetto di Luca D’Onofrio, fu restaurata nel 1913, con la rimozione delle lapide delle antiche sepolture presso la chiesa, dato che Capracotta sino al XIX secolo non dispose di un cimitero pubblico. Dopo i danni della guerra mondiale, nuovi restauri, con pittura delle parti lasciate spoglie degli interni, ci sono stati nel 1954.

Giardino della Flora Appenninica

Giardino della Flora Appenninica

Costituito nel 1963 su idea di Valerio Giacomini e realizzato da Paolo Pizzolongo, il Giardino della Flora Appenninica di Capracotta, posto a 1525 m s.l.m., è tra i più alti d’Italia. Si fregia del simbolo dell’Acero di Lobelius, albero diffuso nei nostri boschi ed esclusivo dell’Appennino centro-meridionale.

Si estende per oltre dieci ettari fino ai margini di una foresta di abete bianco – estremo lascito dell’era quaternaria – che riveste il versante settentrionale di Monte Campo.

Il Giardino è un orto botanico naturale, in cui vengono conservate e tutelate le specie vegetali della flora autoctona dell’Appennino centro-meridionale. Grazie alle diverse caratteristiche del terreno, ospita numerosi habitat naturali, dal palustre al rupicolo, dalla faggeta all’arbusteto.

Il Consorzio, costituito nel 2003, tra l’Università’ degli Studi del Molise, il Comune di Capracotta, la Comunità Montana dell’Alto Molise, la provincia d’Isernia e la Regione Molise, ne assicura la promozione e la gestione attraverso il Dipartimento S.T.A.T. della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università degli Studi del Molise con sede a Pesche (IS).

Il Giardino è impegnato in diversi progetti di ricerca e di conservazione della biodiversità.

Per orari apertura e informazioni consultate il sito ufficiale:

Palazzo Baronale

Poco fuori dal borgo è possibile ammirare il Palazzo Baronale fatto costruire nel XVI dai signori d’Ebulo.

Il Palazzo fu realizzato fuori dalle mura cittadine dell’epoca, in un periodo di grande espansione economica, demografica ed urbanistica di Capracotta.

Museo della Civiltà Contadina e dei Vecchi Mestieri

Di recente creazione il Museo della Civiltà Contadina e dei Vecchi Mestieri che si trova nel seminterrato della sede comunale.

Al suo interno è possibile ammirare oggetti e strumenti del passato di Capracotta, donati dai cittadini per tutelare la memoria storica del luogo.

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