Riportiamo, con gli opportuni adattamenti, una serie di articoli del compaesano Michele Potena pubblicati qualche tempo fa su un periodico locale, “La città del sole“, che raccontano del dono dello spazzaneve “Clipper” da parte degli emigrati capracottesi d’America.
Lo spazzaneve Clipper, dono degli emigrati d’America (per molti una seconda liberazione) è una pagina di storia di una realtà proiettata in un futuro turistico, con forti ricadute economiche e sociali, dello sviluppo dell’Alto Molise.
- Capracotta e la neve
- Prima del Clipper
- Questa è la storia di due città (A tale of two cities)
- La raccolta fondi
- Clipper Capracotta
- L’imbarco: venerdì, 30 Dicembre 1949
- L’arrivo a Napoli: sabato, 14 Gennaio 1950
- L’arrivo a Capracotta: lunedì, 16 Gennaio1950
- Le curiosità a margine
- La notorietà
Capracotta e la neve
La bufera
Nevica: euforia dei giovani e festa degli operatori turistici, preoccupazione degli anziani e degli indigenti. Da queste due sensazioni si può partire per parlare della neve che è attesa da alcuni, temuta da altri. Proviamo ad esaminare i disagi e i vantaggi che ne derivano. La neve arriva col freddo e la temperatura da 0° a volte arriva fino a -15, di per sé è un castigo. La neve obiettivamente è un intralcio, produce disagio, limita il movimento, a volte rappresenta pericolo. Gli anziani in particolare, con gli acciacchi dell’età, entrano in trepidazione temendo un malore in coincidenza di nevicate: l’aiuto sarebbe fatalmente ritardato. Non hanno del tutto torto se accade che alla precipitazione di neve si associa il vento. Guardando fuori della finestra non si vedono altro che mucchi di neve e vortici violentissimi, nessun passante. Timore che vada via l’energia elettrica con il blocco del riscaldamento. Per fortuna l’ENEL, già da tempo, ha garantito le linee elettriche tanto che oramai questa evenienza è diventata molto remota.
Purtroppo il vento sull’Appennino la fa da padrone e quella che potrebbe essere una piacevole silenziosa nevicata (capita rare volte) si trasforma in una violenta rumorosa tormenta. Di conseguenza tutto diventa molto difficile: se cammini a piedi nella neve soffice, affondi; il vento ti spinge e ti scarica addosso, sul viso e negli occhi, nugoli di neve facendoti mancare il fiato. Un breve tratto di strada diventa una fatica. Per un giovane allenato può essere un gioco, una piacevole sfida, per un adulto è senz’altro una sofferenza. C’era l’usanza che i giovani e i più abili, durante la tormenta, facevano il giro degli anziani del vicinato per portare loro solidarietà e aiutarli in eventuali loro necessità. Da anni è in funzione il servizio di assistenza domiciliare agli anziani che sopperisce a tale usanza.
Clipper – lo spazzaneve
Il vento inevitabilmente forma sulle strade grossi accumuli per cui la circolazione degli automezzi diventa problematica. In passato inizialmente le strade venivano sgomberate a fine tormenta dagli uomini a forza di braccia; in seguito, prima della guerra, il comune si attrezzò con un piccolo trattore cingolato, ma con scarso successo. La svolta qualitativa ci fu nel 1950 quando i capracottesi d’America regalarono al Comune uno spazzaneve che veramente fece la differenza. Clipper, così si chiama. Sbarcato a Napoli fu consegnato a Capracotta dall’Ambasciatore d’America in Italia. Fu una vera grande festa.
Visto all’opera fece veramente la differenza. Una seconda liberazione.
A trazione integrale, era alimentato a benzina con una scorta di 8 quintali, e non durava molto. Potente e veloce, esprimeva una tale forza che con una adeguata velocità riusciva a passare anche attraverso mucchi di 4 metri di neve. Fu dotato di una radio ricetrasmittente con la quale gli operatori comunicavano con il Municipio.
Inconfondibile la tromba, che faceva pensare al suono di un rimorchiatore marittimo. Era diventato familiare. L’ascolto mi rassicurava e mi emozionava. Costruito per le larghe strade americane, risultava poco maneggevole rispetto alle allora tortuose e strette strade del paese, ed è anche per questo, che lo spazzaneve, talvolta, si “piantava”, allora erano dolori. Di episodi ce ne sono stati tanti, per fortuna finiti sempre bene. Le difficoltà erano evidenti. A causa anche di queste avversità atmosferiche molte famiglie già dagli anni sessanta si sono trasferite in altre città. Il Comune conserva gelosamente lo spazzaneve americano, ancora funzionante, pensa di porlo in esposizione in un museo della neve.
La viabilità oggi
Da allora ad oggi c’è stata una grossa evoluzione. Le strade sono più larghe, i mezzi più potenti e specifici, gli uomini hanno imparato a trattare la neve, gli indumenti sono leggeri e caldi, i telefonini hanno completato favorevolmente l’equipaggiamento. Gli automobilisti sono passati dalla sofferenza di montare le catene sulle gomme delle autovetture, alle gomme antineve, alle chiodate, fino alle attuali termiche. Quest’ultima preziosa e comodissima invenzione, concilia brillantemente l’aderenza delle gomme sulla neve col normale uso anche sull’asfalto.
La viabilità extraurbana è assicurata dalla circolazione continua dei mezzi della Provincia. Le strade rotabili nel paese vengono spazzate nottetempo dai mezzi comunali.
I passaggi pedonali (le scale) vengono puliti a mano dagli operatori ecologici del comune. La viabilità è quindi garantita al meglio. C’è ancora qualche episodio di impraticabilità causato da tormenta impossibile. In questi casi prima di avventurarsi è prudente documentarsi.
Prima del Clipper
L’inverno, l’isolamento.
Brevemente, partendo dall’inizio del secolo e stando così semplicemente ai racconti dei nonni, in paese c’erano circa 4.000 persone. Non c’erano mezzi. I capracottesi tutti dediti alla pastorizia ed all’agricoltura, alla forestazione ed all’artigianato, vivevano dei propri prodotti. Facevano le provviste per superare l’inverno, non avevano tanta necessità di viaggiare, aspettavano il tempo bello per mettersi in moto e aprire le strade con i propri mezzi: le braccia.
Accettavano tacitamente l’isolamento, ma intimamente lo vivevano con incubo. Necessità proprie, impellenti, per viaggiare, la maggioranza dei cittadini, non ne avevano. La preoccupazione era (ed in parte lo è ancora adesso, soprattutto per gli anziani) un eventuale urgente trasporto in ospedale durante la bufera. Capracotta inoltre cominciava ad essere meta di villeggiatura non solo estiva, ma anche invernale. Napoletani e romani raggiungevano Capracotta per esercitarsi nello sci. Lo Sci Club Capracotta, fondato nel 1914, svolgeva una intensa attività agonistica e movimentava fortemente l’attività turistica. Non si poteva rimanere isolati troppo a lungo.
Lo sgombero della neve.
Il problema della rimozione della neve dalle strade con mezzi meccanici, non solo con le braccia, diventava sempre più pressante. Bisognava affrontarlo.
Raccontano i vecchi che, un primo esperimento di un mezzo sgombraneve fu fatto nel 1928-29, su idea di un dirigente dello Sci Club, il quale fece costruire un vomere di legno trainato da buoi. L’esperimento funzionò con il tempo bello e con innevamento minimo. La prima volta che i buoi si trovarono nella bufera il conducente fu costretto a sganciare l’attrezzo là dove si trovava, tornare indietro, mettere i buoi in stalla e lui a rifugiarsi in casa. Il generoso tentativo si esaurì così velocemente.
Nel 1934-35 il Comune comperò un trattore cingolato, attrezzato con una lama spingineve e con una piccola cabina di protezione per il conducente. Relativamente alle esigenze dei tempi il mezzo risultò adeguato. Questo mezzo funzionò fino a quando i Tedeschi, in ritirata, lo distrussero contemporaneamente al saccheggio delle abitazioni. Il paese infatti fu distrutto all’80%, le case bruciate o minate.
Gli uomini dovettero tornare a sgomberare le strade dalla neve con le proprie braccia. Raccontano che ne uscivano da 200 a 300 per giorno, pagati dal Comune. A volte impiegavano diversi giorni per ripristinare l’accesso al paese. Non era escluso che dopo aver aperto un pezzo di strada, ricominciava a nevicare, e si tornava al punto di partenza. Immaginate la fatica e la sofferenza, al freddo, con l’abbigliamento di quei tempi!
In questi anni (dal 1945 al 1950) l’isolamento del paese era frequente. Le nevicate erano particolarmente abbondanti, e gli inverni sembrarono sempre più lunghi. Per far fronte a necessità di viveri e medicinali fu chiesto l’intervento di aerei militari con lanci di paracadute. L’arrivo degli aerei era fortemente atteso da tutti. Per noi bambini avevano un fascino particolare. Eravamo tutti col naso al cielo. Contare i paracadute, seguirne il volo e raggiungere i sacchi atterrati, questa una festa.
Lo spazzaneve una necessità.
Un mezzo sgombraneve efficiente e al passo coi tempi era necessario. Dagli atti del Comune risale al 10 marzo 1949 una prima richiesta di preventivo e catalogo di sgombraneve ad una ditta di Milano. Seguono richieste ad altre ditte, diverse, in Italia ed anche in Svizzera. Vi sono, agli atti del Comune, diversi cataloghi con illustrazioni e caratteristiche tecniche dei mezzi offerti. Acquisti non ne furono decisi. Le ragioni, ipotizzo, erano due: la prima che gli amministratori, forse, non erano convinti della consistenza e delle prestazioni di quei mezzi, relativamente alle necessità del luogo; la seconda la carenza di fondi.
Questa è la storia di due città (A tale of two cities)
La solidarietà degli emigrati in America.
La svolta definitiva ci fu a luglio dello stesso anno quando si creò un ponte con l’America. Infatti il 23 luglio del 1949 il Sindaco di Capracotta Dott. Gennarino Carnevale scrisse una lettera al Sindaco della città Jersey City in New Jersey, On. John V. Kenny. Leggiamo le stesse parole del Sindaco:
…” Il nostro paese, situato nell’Italia centrale a 1421 mt. sul livello del mare e fiancheggiato da monti ancora più alti, ogni anno, per ben sei mesi, giace sotto le abbondanti nevicate, e spesso restiamo completamente isolati dal mondo intero. -E la bufera è così violenta, il più delle volte, che spesso, ad un malato grave è vietata l’assistenza medica e, alle volte, il conforto spirituale del nostro buon Parroco. … Noi, in questo paese, abbiamo quindi urgente bisogno d’uno spazzaneve, magari vecchio, non importa, purchè ci liberi la via che conduce fuori di Capracotta. – I nazisti vollero divertirsi un giorno a ridurre in frantumi l’unico spazzaneve che possedevamo e che ci era tanto utile ed indispensabile. … La buona gente di Jersey City vorrebbe adottare il Comune di Capracotta? – Vorrebbe ascoltare la nostra preghiera e far si che potessimo avere uno spazzaneve? …
Chi suggerì al Sindaco di Capracotta di scrivere al Sindaco di Jersey City?
Raccontiamo brevemente l’accaduto. La Signora Eda Di Nucci, cittadina di Trenton, al ritorno da una visita al suo paese natio, Capracotta, raccontò al marito Sig. Giovanni Paglione e ad altri capracottesi in America le sofferenze e la miseria dei compaesani. Tra questi c’erano: John Arbitelli, sposato ad una capracottese, Nicholas Paglione e Vincent Di Rienzo. Questo gruppo aveva subito raccolto tra i conoscenti, per lo più lavoratori del braccio, nelle rispettive città, la somma di 1.245 dollari. Non bastavano per comperare uno spazzaneve. Arbitelli allora pensò di recarsi a Jersey City ed interessare alcuni amici influenti, tra i quali il Magistrato Ewdard F. Zampella ed il Sig. Thomas De Marco. I tre si presentarono al Sindaco della città On. John V. Kenny con la lettera del Sindaco di Capracotta. Il Sindaco Kenny ed il Cimmissario Louis Messano decisero di dare inizio ad una campagna in Jersey City, per raccogliere i fondi per l’acquisto dello spazzaneve.
Il Comitato pro Capracotta.
Il Sindaco J. V. Kenny immediatamente nominò il Giudice E. F. Zampella e T. De Marco rispettivamente Presidente Esecutivo e Tesoriere di un costituendo Comitato pro Capracotta. ” CARNIVAL FOR CAPRACOTTA”, così si chiamò, col sottotitolo : “To Provide a Snowfighter for Humanity” (per dare uno spazzaneve ad una comunità). Del Comitato furono chiamati a farne parte 28 cittadini americani, tutti emigrati italiani, per lo più campani. Solo il Sindaco era di origini irlandesi. Ognuno aveva una funzione precisa. Il Sindaco Kenny era Presidente Onorario, il Commissario Messano Vice Presidente Onorario, poi seguivano tutti gli altri incarichi: segreteria, sfilata e festa, sponsorizzazioni, intrattenimento, ricevimento, preparativi, programma, pubbliche relazioni, biglietti, concessioni, trasporti, pubblicità, prezzi, radio, stampa, metodi, revisione contabile. In pochissimo tempo misero in moto una macchina di propaganda tanto efficiente che i risultati si videro prestissimo. Il comitato si era prefissato l’obiettivo di raccogliere 20.000 dollari . L’azione iniziò a metà ottobre ed al 9 dicembre Clipper era stato già acquistato. Intanto Giovanni Paglione, John Arbitelli, Nicholas Paglione e Vincent Di Rienzo, in occasione della seduta preliminare del Comitato, consegnarono nelle mani del giudice Zampella e del tesoriere Thomas De Marco, la somma di 1245 dollari da loro già raccolta. Meravigliò tutti lo slancio che pose il Sindaco John V. Kenny nell’accogliere la richiesta degli Italiani. Giovanni Paglione in una sua lettera infatti dice: “vi spiegherò perché tanto orgoglio in un sindaco di razza irlandese verso gli italiani”.
Non seguirono, però, altre spiegazioni.
Qualcuno, però, racconta che uno stormo di aerei Americani di ritorno dal bombardamento di Cassino nel 1943, sorvolando il fiume Sangro fu preso di mira dalla contraerea tedesca. Due di questi aerei furono colpiti e precipitarono nella zona dell’alto Verrino. Delle 32 persone di equipaggio dei due aerei, morirono tutti tranne uno che si lanciò col paracadute ed atterrò nelle campagne a sud di Capracotta. L’americano fu accolto da alcuni contadini, che lo accudirono e nascosero tanto bene che i tedeschi che l’avevano visto cadere col paracadute, non riuscirono a trovarlo. Fu nascosto in attesa degli alleati. Venne giù tanta neve, fu un inverno terribile, l’americano visse le difficili condizioni climatiche della zona insieme ai contadini. Arrivarono gli alleati, ringraziò e salutò i contadini che lo avevano salvato. Partendo fece promessa di acquistare uno spazzaneve e regalarlo ai suoi benefattori. Viveva in un paese dello Stato di New York. Fu eletto Sindaco, volle tenere fede alla promessa. Nominò un Comitato per la raccolta dei fondi, ebbe tanta solidarietà, acquistò lo spazzaneve che fu imbarcato per Napoli, poi raggiunse Capracotta. Fu la consegna del più grande spazzaneve d’Europa, avvenne in forma solenne.
La storia così riassunta calza perfettamente alla realtà degli atti.
La raccolta fondi
La campagna del Comitato iniziò il 16 ottobre, con la presentazione dello spazzaneve, già commissionato e disponibile. Era carico di ricambi ed attrezzi specifici per lavorare la neve, addobbato e colorato con scritte che richiamavano l’attenzione dei cittadini USA all’iniziativa umanitaria. Una spettacolare parata alla quale partecipò la società italo-americana di Jersey City e città limitrofe. Secondo la testimonianza di John Paglione furono presenti circa 400 emigrati capracottesi giunti da Bristol, Burlington e da Trenton. Parteciparono: il corpo dei pompieri, la polizia ed un gruppo di 50 alunne delle scuole secondarie, che indossavano i costumi caratteristici dell’Abruzzo e del Molise. John Paglione scrive tra l’altro che in quella occasione :..”Al discorso di presentazione Zampella diceva -questo non è solo un macchinario per pulire la neve, ma è un simbolo di fratellanza e amicizia che regna tra il popolo italiano e gli italiani d’america provenienti da tutte le regioni-” … Aggiunge il Paglione: “L’acquisto dello spazzaneve a Jersey City è diventato l’ordine del giorno, ma non potete immaginare quanto è diventata grossa la faccenda come si è messo in moto una intera città” .. In un’altra lettera torna sull’argomento e dice: ” la città di Jersey City è una città di 300.000 abitanti, città industriale, con molti uomini illustri italiani, di cultura e commercio ed ecco perché è facile raccogliere la somma “…. La parata, attraverso varie e importanti strade della città, si concluse al Journal Square Plaza, dove lo spazzaneve rimase esposto fino ad operazione conclusa.
La Campagna di solidarietà si chiuse il 9 dicembre con una serata di grande festa chiamata “Carnevale delle stelle”. La festa all’Armony di Jersey City. Intervennero numerosi artisti e atleti famosi, stelle di Hollywood. Ricordiamo tra tutti Frank Sinatra.
LA BELLA NOTIZIA: RACCOLTI I 20.000 DOLLARI.
Il giornale “THE NEW YORK TIMES” del 10.12.1949 con una nota speciale in una pagina interna annuncia l’avvenuta raccolta dei fondi necessari al pagamento di Clipper e titola: “Italian Villane Assured Of Jersey City Snowplow” (Paese Italiano rassicurato dallo spartineve di Jersey City), e scrive: … “Il Giudice comunale Edward Zampella ha annunciato ad una celebrazione di 8.000 persone nell’Araldica di Jersey City che alla fine delle sei settimane promosse per la raccolta dei fondi, la quota è stata raggiunta. Ha aggiunto che domani vorrebbe consultarsi con rappresentanti dell’American Export Line per organizzare la spedizione dello spartineve e che, James Dunn, Ambasciatore Americano in Italia, vorrebbe consegnarlo al Sindaco di Capracotta, Dr. Gennaro Carnevale, nella città di Napoli.”
Il Dono di Natale. Il Comitato per Capracotta raggiunto il primo obiettivo, la somma necessaria al pagamento di Clipper, se ne pose un secondo: far giungere il dono in Italia per Natale. Lo spazzaneve fu raffigurato su un volantino pubblicitario incellofanato e infiocchettato in un “pacco dono”, pronto per la consegna. Mostrato insieme al promotore dell’iniziativa, John Paglione.
Clipper Capracotta
Anzitutto il nome Clipper che significa? Dal dizionario: tagliatore, veicolo veloce, cavallo o autovettura particolarmente veloce, fulmine, saetta; persona (o cosa) straordinaria, fuoriclasse.
La macchina, come la videro loro. Le testimonianze dell’epoca, giornali e lettere. Il “The Jersey Journal” del 17 ottobre del 1949 ecco come lo fotografa durante la parata di solidarietà per le vie di Jersey City: “La parte migliore dello spettacolo era lo spazzaneve stesso. Da grande distanza la sua altezza, larghezza e le sue pale d’argento gli davano l’aspetto di un cacciatorpediniere del Nord Atlatico. La cabina e le sezioni per il trasporto del carico sono dipinte di un giallo abbagliante, il tetto della cabina era sormontato da luci ed antenne“.
John Paglione in una delle sue lettere a Capracotta, con linguaggio semplice ed essenziale, lo descrive: … ” Non è spazzaneve ma spartineve ma è di un tale disegno che è molto abile a sfondare una via ricoperta dalla neve tre metri, cinque metri scusate “… e poi aggiunge una nota di commozione …” e credetemi alla vista di quel mostro con tutte quelle belle iscrizioni intorno, … , molti occhi si vedevano bagnati incluso i miei “…ed a proposito della manovrabilità dice: …”a manovrarlo che benché è un semplice camion, il vomero che spinge la neve bisogna saperlo manovrare che la funzione è automatica, forse sulla fotografia vi appare grande, ma vi assicuro che è adatto per voi che io ebbi un colloquio col rappresentante e mi persuasi della facilità dell’operazione e l’adattamento per la via di montagna e l’altezza della neve.”
Com’è realmente lo spazzaneve. E’ un autocarro costruito dalla WALTER SNOW-FIGTER (combattente della neve) di New York, con cassone ribaltabile. Sulla cabina di guida vi è una efficacissima fanaleria, due trombe e il grosso tubo di scarico con silenziatore. Sul davanti vi è applicato il vomere, appuntito e con le ali belle alte, tali da poter sfondare grossi mucchi di neve. E’ attrezzato anche con altre due lame laterali che, se utilizzate, avrebbero prodotto la carreggiata di circa 2 mt. più larga di quella ottenuta normalmente con l’uso del solo vomere. Il ribaltabile non fu mai attivato, non serviva allo scopo, né fu mai utilizzata questa seconda applicazione a causa delle strade strette di Capracotta. A trazione integrale, alimentato a benzina, con una scorta di 800 litri, esprimeva 240 cavalli di potenza. Il consumo di carburante normalmente era di 1 lt./km. Negli anni 1982-83, per ovvie ragioni di economicità di gestione, il motore originale a benzina fu sostituito con un motore diesel. Il mezzo è lungo complessivamente 11 mt., del peso di 11 tonnellate. I meccanismi di azionamento del vomere e delle lame sono tutti idraulici. La cabina abbastanza capiente e confortevole, ben riscaldata. L’autocarro è tutto di colore giallo, gli apparati tecnici specifici sono di colore nero. I colori sono rimasti quelli d’origine, un po’ sbiaditi ma autentici.
L’imbarco: venerdì, 30 dicembre 1949
Il Vice Console D’Italia, Nicolò Di Bernardo, da New Jersey il 29 dicembre 1949 scrisse al Sindaco di Capracotta: “Ho il piacere di comunicarle che lo spazzaneve donato con tanta generosità dai cittadini di Jersey City a Capracotta, sarà imbarcato domani, 30 dicembre, sul piroscafo da carico “EXIRIA” e verrà sbarcato a Napoli presuntivamente il 10 gennaio p.v.“.
Pacco per l’Italia. Questa è la descrizione dell’imbarco fatta dal “DAIL MIRROR” sabato 31.12.1949: “Spazzaneve da 20.000 $, dono della popolazione di Jersey City ai 4500 residenti di Capracotta, nell’Appennino Italiano, caricato a bordo della nave Exiria al pontile 84. I cittadini di Jersey comprarono la macchina di 11 tonnellate in risposta alle molte difficoltà invernali ed alle molte avventure in Capracotta dopo che i nazisti distrussero il loro unico spazzaneve.”
John Paglione,promotore dell’iniziativa “mani attraverso il mare”, presente all’operazione d’imbarco volle salutare l’evento ringraziando i 100.000 emigranti Italiani di Jersey City ed il Comitato per la raccolta fondi. Fece un breve discorso dicendo tra l’altro, rivolto ai Capracottesi in Italia, e riferendosi alla macchina: “Quando la vedrete passare, luccicante dai suoi colori brillanti, sfiorarsi un sentiero tra la neve, salutatela come la testificatrice della nostra fratellanza, perché rappresenta il cuore del Capracottese emigrato, il cui pensiero e il cui sguardo è sempre rivolto a voi qui tra queste montagne.”
“Il Giornale D’Italia” del 1° gennaio 1950 scrisse: ” L’American Export Lines ebbe sentore della iniziativa e si offrì di trasportare gratuitamente in Italia lo spazzaneve. Il rimanente del fondo raccolto servirà a pagare il viaggio di un altro ex italiano, Armond Gaito, della sezione Lavori Pubblici diJersey City, che si recherà in aereo per ricevere a Napoli, alla presenza dell’Ambasciatore Dunn il 14 gennaio il trattore e a guidarlo personalmente fino a Capracotta”… ” Al porto, al momento della partenza, fra un nugolo di fotografi e giornalisti, c’erano Zampella , trepidante, il Vice Console Italiano a Newark, Nicolò Di Bernardo, e John Paglione, un autista di Yardville, (New Jewrsey), giunto come emigrante negli Stati Uniti da Capracotta il 1912. “
Il Comitato “Carnival for Capracotta” il 5 gennaio 1950 comunicò ufficialmente al Sindaco di Capracotta la conclusione dell’operazione ad imbarco avvenuto dicendo: “L’annuncio fu dato dal nostro bravo e affezionato Sindaco, John V. Kenney, commosso elogiava il Comitato e ringraziava gli intervenuti, aggiungendo di aver dato un altro “freedom” (libertà) al popolo di Jersey City e lieto di dare un secondo “freedom” al popolo di Capracotta.”
La guida del mezzo. E’ da dire a proposito dell’autista, cheJohn Paglione, gia dal mese di settembre 1949, vedendo come gli Americani avevano preso a cuore la raccolta dei fondi, dava per scontato il buon esito. Si pose subito il problema di istruire, alla guida del mezzo, un autista del paese di destinazione. Aveva scritto al Comune di Capracotta invitando gli amministratori a inviarne uno a Jersey City, in occasione del ritiro “del pacco” da parte del Sindaco Gennaro Carnevale. Pensavano fare lì la consegna del dono. Il Comitato invitò lo stesso John Paglione, in quanto abile camionista, ad andare in Italia. Nessun capracottese andò in America, né poté John Paglione venire in Italia, inviarono così Armond Gaito.
L’arrivo a Napoli: sabato, 14 gennaio 1950
Lo sbarco, lo sdoganamento. Già dagli inizi di dicembre 1949da Capracotta si erano attivati per ottenere lo sdoganamento celere e possibilmente gratuito. Il Presidente del Comitato Appennino Meridionale della Federazione Italiana Sports Invernali, Gianni Perez scrisse al Presidente dello Sci Club Capracotta consigliandolo di rivolgersi al Dr. Salvatore Del Fico, componente del Comitato FISI, titolare di una ditta di spedizioni, ed esperto in materia di svincoli doganali. Gianni Perez dice, tra l’altro, circa lo sbarco del mezzo: ” .. la consegna interessa anche noi in modo particolare per l’inizio del sevizio sciistico dei nostri torpedoni Napoli-Capracotta per l’afflusso degli sciatori napoletani sui vostri campi di neve.” Il Sindaco Gennarino Carnevale su questa segnalazione scrisse a Del Fico chiedendo spiegazioni sulla procedura, ma soprattutto chiedeva se era possibile avere lo svincolo gratuito trattandosi di un dono. Del Fico rispose di fare domanda al Ministero del Commercio Estero a Roma per ottenere l’importazione franco valuta. In conclusione il 7.1.1950 dal MINISTERO DELLE FINANZE, DIREZIONE SUPERIORE della CIRCOSCRIZIONE DOGANALE di NAPOLI al Comune di Capracotta giunse un “Biglietto urgente di servizio”, nel quale si dice che il Consolato d’Italia a New Jork ha comunicato che con la nave “EXIRIA” arriverà uno spazzaneve per Capracotta e si chiede la importazione in franchigia. Non vi sono altri atti evidentemente tutto andò per il verso desiderato, ma forse anche qui avevano fatto tutto gli Americani. Qualcuno dice che sarebbe intervenuto l’On. Remo Sammartino.
Il Giornale d’Italia scisse: “Il Capitano Charles Reill dell'”Exiria”, consegnerà personalmente una sua lettera ai rappresentati del Sindaco Carnevale:- E’ con piacere e col cuore pieno di gioia che consegno a voi in proprietà questa macchina, nella speranza che voi e i vostri concittadini possiate trovare meno dura la via, in sua compagnia, nei mesi invernali.-“
La nave arrivò a Napoli sabato 14 gennaio 1950. La Partenza per Capracotta sembra sia avvenuta la mattina di lunedì 16. Nasce qualche dubbio su questa data poiché tra gli atti consultati vi è anche qualche esplicito riferimento al 17. E’ da approfondire con altri riferimenti.
L’arrivo a Capracotta: lunedì, 16 gennaio 1950
Il ricordo personale. A noi bambini ci fecero uscire da scuola e tutti in fila ci portarono sul corso. In ordine sul marciapiedi aspettammo l’arrivo di “Capracotta Clipper”. Non era una bella giornata, era nuvoloso e faceva freddo. Si, io ricordo prevalentemente il freddo, stando impalati su quel marciapiedi di fronte all’allora Albergo Vittoria, assistiti dal nostro maestro.
Neve non ce n’era. Il paese era imbandierato e tappezzato di manifesti colorati inneggianti all’Italia, all’America, ai Sindaci di Jersey City e di Capracotta, ai cittadini ed ai nostri connazionali d’America, all’Ambasciatore degli Stai Uniti in Italia, ovviamente a tutte le autorità italiane, civili, di governo, militari ed ecclesiastiche. La Società Autotrasporti S.A.I. di Napoli aveva istituito anche delle corse straordinarie da Napoli per Capracotta, per quanti avessero voluto accogliere Clipper al porto. La cerimonia di accoglienza durò tutta la giornata, dal mattino fino a tarda sera: cortei, discorsi, ringraziamenti, benedizioni, consegne, canti, rinfreschi, pranzi e ricevimenti. I festeggiamenti si conclusero con il lancio di numerosi petardi da parte della ditta Basilico Gennarino di Villa S. Maria.
Clipper all’arrivo fu preso d’assalto da giovani e meno giovani. Tutti volevano salirvi sopra. Sul cassone vi erano diverse casse contenenti ricambi ed altri attrezzi, più le lame laterali. Sulla cabina vi fu posto un grande ritratto del sindaco John Kenney, dipinto da un residente Capracottese, che si era basato su una fotografia. Lo precedevano la banda (S. Eusania di Chiauci) e la squadra degli atleti dello Sci Club, sci a spalla. In Piazza il palco per le autorità. Nonostante il freddo tutti erano in piazza e per il corso, ma soprattutto intorno allo spazzaneve, ad ammirarlo affascinati. Giunsero anche abitanti dei paesi vicini, incuriositi dal mezzo arrivato dall’America, desiderosi di vedere il grande mezzo, anch’essi speranzosi di poterne, in qualche modo, godere dei vantaggi.
L’Ambasciatore degli Stati Uniti nel suo breve discorso disse: …”Sono particolarmente lieto che il Sig. Armond Gaito abbia potuto venire qui da Jersey City. Egli potrà quindi dare all’onorevole Sindaco di Jersey City, John V. Kenney , l’assicurazione che i cittadini di Capracotta non saranno più privati della possibilità di muoversi liberamente nei mesi invernali o dei servizi indispensabili, quale che sia l’intensità delle nevicate.” … E poi: “Ho l’onore, Dott. Carnevale, nel consegnarle lo spazzaneve a nome del Sindaco Kenney e della popolazione di Jersey City, di affermare che tale dono onora chi lo riceve quanto chi lo fa.”
La RAI intanto fece un gran servizio sull’avvenimento e, tra l’altro nel pomeriggio, promosse un collegamento con Jersey City, da casa dei fratelli Ezio ed Oslavio Di Nucci, cognati di John Paglione, con la presenza di Armond Gaito. Fu data così ai compatrioti d’America l’avvenuta consegna del “Dono”.
La prova Mancata
l Jersey Journal del 18 gennaio scrisse: … “Quello che questo piccolo villaggio d’alta montagna vorrebbe immediatamente è una bella bufera di neve. E Armond Gaito di Jersey City è qui, impaziente in attesa che arrivi. E’ venuto per mostrare ai residenti come farlo funzionare. Proprio questo inverno però le pesanti nevicate sono in ritardo. E Gaito non può aspettare. Sua moglie dovrebbe dargli un bimbo verso il 1° febbraio. Gaito ha il biglietto aereo per tornare a casa il 25 gennaio.” Lo stesso giornale del giorno successivo, da la lieta notizia: “Armond Gaito, il fantino dello spazzaneve di Capracotta, ha perso la sua gara con la cicogna, ieri è diventato padre. Sua moglie, la signora Josephine ha partorito una bimba di sette libbre.”
Gli autisti, il meccanico.
Leo Conti, debitamente istruito da Armond Gaito, fu il 1° geloso conduttore e premuroso custode di Clipper a Capracotta, e per diversi anni. Il 2° fu Romeo Giuliano, il meccanico di fiducia Giuseppe Carugno.
In breve tempo il cassone dell’autocarro fu coperto dagli artigiani del paese e servì ad accogliere eventuali passeggeried operai che scortavano lo spazzaneve. Lo spazzaneve fu dotato anche di una radio ricetrasmittente, per mezzo della quale gli operatori comunicavano con l’addetto alla stazione metereologica, al piano soprastante il Comune.
Già dai primi giorni di febbraio il Comune prese contatti con l’ACI di Campobasso per l’iscrizione del mezzo al Pubblico Registro Automobilistico. Fu chiesta a breve, in loco, una visita da parte dell’ingegnere della Motorizzazione Civile.
Le curiosità a margine
L’inno – Un Sacerdote, don Gennaro Di Nucci, compose un inno allo spazzaneve. Fu cantato in coro.
La poesia – Il pastore Mauro Giuliano scrisse una poesia intitolata “Capracotta per i villeggianti”. Per questa ricevette dal Prefetto di Campobasso un premio di £. 5.000.
I regali – La società I.V.E.S., INDUSTRIA VINI di San Severo, offrì 24 bottiglie di vino “San Severo Bianco” da destinare al Presidente degli Stati Uniti d’America e 6 all’Ambasciatore. Il Sindaco di Capracotta nel ringraziare l’amministratore della I.V.E.S. rispose: ” Le Leggi statunitensi non consentono al Presidente di quella Repubblica di accettare doni, qual che ne sia il valore: da ciò, l’impossibilità di far pervenire l’omaggio al Presidente Truman. Credetti allora opportuno di offrire la cassetta piccola al Comandante della nave Exiria , e le due grandi a S.E. L’Ambasciatore Dunn, che mostrò di gradire moltissimo l’offerta.”
Anche vino fu il regalo che il Prefetto di Campobasso fece allo stesso Ambasciatore James Dunn. Pura inconsapevole coincidenza. Infatti gli regalò 25 fiaschi di 2 lt. cadauno, del vino “Sannio Rosso” che aveva, insieme alla moglie, gradito a Capracotta, in occasione del pranzo presso l’Albergo Vittoria. Il vino era stato acquistato, per una spesa complessiva di £. 6.685, presso la cantina Teodorico Janigro di Montagano.
La notorietà
La Provincia di Trento e la ditta Pellegrinidi Milano, la quale commercializzava mezzi sgombraneve, avendo letto sul giornale della potenza e unicità del mezzo arrivato, interessati, chiesero notizie tecniche e informazioni.
La gestione. L’Amministrazione Provinciale del Molise assegnò al Comune di Capracotta un contributo di £. 500.000 per l’intera stagione. Lo spazzaneve di Capracotta avrebbe dovuto, a fronte di tale somma, assicurare la viabilità sulle strade: da Capracotta per Staffoli, per Pescopennataro, per S. Pietro Avellana, per Vastogirardi e Vastogirardi-Staffoli. Doveva comunque impiegare 3 operai per 5 mesi. Il Sindaco Carnevale ovviamente fece garbatamente notare che la somma era assolutamente irrisoria rispetto ai servizi richiesti.
LA CONFERMA, 1° ATTESTATO DI EFFICIENZA.
In tutta la regione, in quegli anni, in occasione di nevicate anche minime la circolazione si bloccava dovunque. Si paralizzava tutto. La vita si fermava. I comuni e la provincia non avevano mezzi né, a quanto pare, cercavano di affrontare il problema, soprattutto per mancanza di fondi. A marzo del 1949 leggendo una rubrica “Girotondo Molisano” il quadro è veramente desolante: “La solita apatia, il solito disinteresse – Blocchi invernali – gravissimo disagio ecc.” “Il Paese” del 24 gennaio 1950: “Isolati dalla neve le montagne gli abitanti ritornano alla preistoria”, questo il titolo, il testo è tutta una dolorosa elencazione di disagi. “L’unità” del 2 febbraio 1950titola: “Bloccati dalle nevicate numerosi piccoli centri – servizi postali e comunicazioni interrotte.” L’articolo racconta una triste situazione generalizzata nella Provincia, però conclude così: “Capracotta, il piccolo paesino del Molise che ha fatto perlare molto di sé nei giorni scorsi, ha risolto il gravissimo problema delle comunicazioni, non però, come sarebbe giusto attendersi, per interessamento del Governo Italiano”.
Capracotta ha risolto così con l’aiuto dei propri compaesani emigrati in America il suo problema.
RICONOSCIMENTI AL SINDACO DIJERSEY CITY.
Il Consiglio Comunale conferì a John Kenney con una pergamena la cittadinanza onoraria di Capracotta.
John Arbitelli, sposato ad una capracottese,regalò al Sindaco un dipinto di Capracotta, il dipinto era stato realizzato dal 18enne Edward Fisher copiato da una cartolina. Nel riceverlo il Sindaco affermò: “esso sarà incorniciato e abbellirà la parete del mio ufficio”
E’ da dire di contro che dall’America qualche componente del Comitato “Carnival for Capracotta” avevano suggerito ai Capracottesi altre due belle azioni da compiere come segno di ringraziamento verso il sindaco John Kenney: intestargli una strada o una piazza di Capracotta , e possibilmente battezzare un neonato col suo stesso nome. A proposito di questo bimbo che avrebbe preso il nome di John Kenney, John Paglione dice: “Beato Lui “, facendo intendere che il neonato sarebbe sicuramente stato adottato a distanza con tutti i vantaggi che ne potevano derivare.Un Giovanni che nacque il 16 gennaio 1950 c’è. Non sappiamo però se il nome Giovanni gli fu dato realmente per rispondere alla richiesta dell’America, oppure se è una coincidenza. E’ da verificare. Non fu soddisfattala prima richiesta, peccato! Avrebbe lasciato un ricordo immediatamente visibile in paese e non sarebbe costato nulla. Bastava solo deliberarlo.
Capracottesi a Burlington festeggiano il risultato.
Il “PROGRESSO ITALO AMERICANO” di mercoledì 8 febbraio 1950 titolava: “I benefattori di Capracotta riuniti a Burlington per celebrare il totale successo della beneficenza“.
Alla celebrazione(svolta domenica 5 febbraio)furono presenti quasi tutti i componeti il comitato Spazzaneve per Capracotta, il Sindaco John Kenney, l’agente consolare di Trenton, Turiddu Simoni, il Giudice Edward Zampella, il Sindaco e altre autorità civili di Burlington, Armond Gaito e tanti altri. Gli Italo-Americani di Capracotta presenti furono: Giovanni Paglione, Vincenzo Di Rienzo, Sebastiano Di Rienzo, Vincenzo Ferrelli, Vincenzo Di Lorenzo, Nicola Paglione, Luciano Trotta, Loreto D’Onofrio e Francesco Angelaccio.
Fu celebrata una messa, servito un pranzo italiano da circa 40 signore e signorine italo-americane. Pietanze prelibate e vini generosi. Testimonianze dell’accoglienza ai festeggiamenti di Capracotta sono state portate da Armond Gaito, lette lettere, telegrammi, articoli di giornali dall’Italia, che hanno dato risalto al “drive”. Grande soddisfazione di tutti. Qui è stata consegnata la pergamena attestante la cittadinanza onoraia di Capracotta al Sindaco di Jersey City, John Kenney.-
Questa narrazione è stata ricostruita sulla base di atti depositati in Comune e in Archivio Di Stato, pertanto può contenere carenze e imprecisioni sanabili con una ricerca più estesa.