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Difficoltà

4,30 km

lunghezza

398 mt

Dislivello

Circa 2h 30m

Tempo di Percorrenza

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TERRA VECCHIA - PARCO FLUVIALE DEL VERRINO

Per percorrere il sentiero 336 è necessario recarsi alla Località La Crocetta (raggiungibile attraverso i sentieri 332, 333, e 350).

Sentiero 336

Da La Crocetta il sentiero 336 conduce alla località Terra Vecchia. Qui, a Colle Parchesciana si trovano i resti di un insediamento di epoca Medioevale (resti di una antica torre e dell’antica Chiesa di San Nicola di Valle Sorda).

La zona attraversata da questo sentiero fa ben capire la grande importanza strategica di questo territorio. Salendo sul colle dove sono presenti i resti dell’antico insediamento è facile intuire gli antichi tratturi percorsi per secoli da migliaia di animali e persone, che con cadenza annuale, in autunno emigravano verso le pianure pugliesi, per rientrare a primavera sui monti natii.

Attraversando aree pascolive, dove ancora oggi è possibile osservare bestiame al pascolo, si raggiunge, dopo aver superato Fonte La Morgia, la Strada Provinciale Montesangrina.

Attraversata la Montesangrina, costeggiando le falde di Monte Cavallerizzo, si procede verso Fonte Galluccio per continuare a scendere fino a giungere alla prima briglia del fiume Verrino dove il sentiero 336 termina e si imbocca il sentiero 331 che riconduce a Capracotta.

Punti d'interesse

LA CROCETTA

Tra Monte Capraro e Monte Cavallerizzo vi è un passo detto La Crocetta (1.458 m. s.l.m.) che da sempre è stato punto di grande importanza per la viabilità rurale del territorio capracottese e territori limitrofi.

Il suo nome deriva da una croce viaria posta già agli inizi del 1900 a devozione della Madonna di Loreto.

Punto di incrocio di diversi importanti sentieri che si snodano su Monte Capraro e le altre cime vicine.

Qui giunge il sentiero Italia per poi proseguire in agro di Vastogirardi.

MONTE CAVALLERIZZO

Monte Cavallerizzo è stato dichiarato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal 2011 come sito di interesse archeologico particolarmente importante.

Sulla sua cima, tra le quote 1516 e 1524 s.l.m. si trova la più elevata tra le fortificazioni sannitiche finora note. Le cosiddette mura ciclopiche, ancora visibili e abbastanza conservate, si sviluppano per una lunghezza di circa 500 metri e racchiudono una superficie di quasi 3 ettari; si accede all’area fortificata attraverso una strada rotabile brecciata e un sentiero nel bosco fino all’unico ingresso.
Le mura raggiungono un’altezza media di 2 metri e sono costruite nella tecnica poligonale molto irregolare.
Il sito fa parte della serie di fortificazioni del Sannio Pentro costruite tra il IV e III secolo a.C. per il controllo sull’intero territorio; è il un vertice di un quadrilatero formato da Monte San Nicola di Capracotta, Monte Saraceno di Petrabbondante e Agnone – San Lorenzo.

(Prof. Domenico Di Nucci, Associazione Amici di Capracotta)

FONTE LA MORGIA
Fontanile realizzato negli anni ’90, come troppo pieno di un impianto di prelevamento di acqua potabile che alimenta l’acquedotto di Vastogirardi.
PARCO FLUVIALE DEL VERRINO

Il torrente Verrino, modesto corso d’acqua con la sorgente a quota 1200 m slm, ai limiti dell’abitato di Capracotta, presenta scenari e ambienti selvaggi che ne fanno un ecosistema raro, ben conservato e con la presenza di numerose testimonianze di opifici lungo le sponde.
L’orografia dei luoghi, soprattutto nella parte iniziale, e la necessità di superare un notevole dislivello, pari a circa 300 metri in soli 4 km, determinano uno scenario particolarmente tormentato.

Il fiume scorre spesso tra pareti instabili, composte prevalentemente da rocce scistose, ma sempre dense di vegetazione, con essenze di ontani, salici, pioppi, aceri, maggi0ociondoli, noccioli, carpini, rovelle ed un sottobosco dove è costantemente presente il pungitopo.

Nel Piano Paesaggistico l’area viene elencata fra gli elementi di valore eccezionale poiché “la presenza di salti d’acqua e di cascate naturali associate ad una fauna ed una flora pressoché intatte e incontaminate fanno della parte alta del fiume Verrino uno dei posti più belli e naturalmente conservati nell’intera area”.

Dalla stradina, sulla sinistra idrografica, si ha la visione completa dello spettacolo con lo scenario di una serie di cascate immerse tra una folata vegetazione così descritta da Lucchese: “Sulle pareti rocciose, che per la loro natura calcarea risultano più resistenti all’erosione dell’acqua, si osserva la presenza di una vegetazione rupestre di notevole interesse e bellezza… A queste specie si accompagnano densi cespi di edera dalla crescita rampicante rigogliosa.
Tali associazioni si osservano sulle pareti stillicidiose o nei pressi delle cadute d’acqua, per cui le cascate assumono un aspetto attraente, quasi da far pensare ad un tipo di vegetazione addirittura tropicale, suggestione aumentata dagli arbusti che spuntano abbarbicati sulle pareti, quali il leccio, il terebinto, il fico.

Infine, c’è da sottolineare che sulle pareti umide crescono densi popolamenti di muschi ed epatiche incrostanti che contribuiscono ad aumentare la particolare suggestione di un ambiente unico ed eccezionale.”

Ma la eccezionalità, non solo naturale, appare motivata anche dalla presenza di una centralina idroelettrica, tre mulini di cui uno in buono stato, e di una ramiera, testimonianze presenti nel solo tratto sino al mulino Casciano, nei pressi del ponte della ex statale 86. Oltre vi sono una serie di fonderie e mulini, come quello scamozza ancora funzionante, azionati dalle acque del Verrino che dopo aver mosso macine e magli, si gettano nel Trigno, poco più di 20 km dopo, in località Sprondasino.Un vero percorso di archeologia industriale i cui elementi potrebbero essere facilmente collegati con un percorso pedonale panoramico, che andrebbe sistemato con piccole opere.

Si tratta di un’area in cui l’aspetto selvaggio dei luoghi, i notevoli valori ambientali, i caratteri geologici, le testimonianze legate alla vita vissuta ne fanno un ambiente “unico assimilabile ad un monumento naturale, in cui non è stato modificato il rapporto uomo-natura”.

FONTE GALLUCCIO
Fontanile realizzato negli anni ’70, a due vasche per fungere da abbeveratoio per il bestiame.

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